QUANDO INIZIARE?


Da Il PICCOLO Faenza - il settimanale di informazione e cultura della Diocesi di Faenza-Modigliana - n. 22 del 12 giugno 2015

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https://drive.google.com/file/d/0B1RT1nrJUNCTa3k1cllpMmVyUUU/view?usp=sharingVorrei partire da un piccolo aneddoto: una donna si presenta a un Saggio, la cui fama era diffusa nel luogo in cui abitava e chiede: «Grande saggio, a che età devo iniziare a educare mia figlia alla fede?» Il Saggio domanda: «Quanti anni ha tua figlia?» «Cinque anni» rispose la madre. Allora il saggio: «Corri, corri, sei in ritardo di cinque anni!».   Oggi c'è una convinzione diffusa che l'educazione debba iniziare dai primi giorni di vita. Addirittura c'è chi parla di educazione prenatale.
Sono tante le motivazioni che si portano a sostegno di questa tesi. Ne sottolineo due.
Se anche il neonato non ha ancora sviluppato la conoscenza attraverso l'intelligenza, tuttavia dai primi giorni, fino all'età della ragione, è in grado di assimilare una quantità enorme di conoscenze, sentimenti, esperienze. Si dice che “percepisce con tutto il suo corpo”. Affetto, clima familiare, esperienze dolci o amare le accoglie come respira. Dunque è un tempo della vita molto favorevole anche per l'educazione alla vita di fede. Certamente è necessario trovare il metodo adatto e la testimonianza di tutti i familiari.
In secondo luogo, a detta degli psicologi esperti in questa tappa della vita, i neonati hanno un feeling innato con Dio. Non è quindi una forzatura favorire anche questo sviluppo. In fondo “insegnare” significa dare gli strumenti per esprimere quello che si sente nel cuore e per decifrare e comprendere ciò che la realtà ci offre.
Se vengono a mancare interventi educativi in questo primo periodo della vita, difficilmente si possono ricuperare. Non è una minaccia, ma piuttosto la convinzione che ciò che si percepisce con l'intelligenza soltanto rischia di rimanere una conoscenza che va a riempire il “cassetto” delle idee astratte, mentre ciò che si assimila con tutto il corpo interessa tutte le facoltà della persona, ne crea l'identità e normalmente rimane per tutta la vita.
Nell'ambito del progetto di catechesi in Italia è stato elaborato un testo di catechismo per questo tempo della vita. “Lasciate che i bambini vengano a me” è indirizzato ai genitori, agli educatori, alle comunità ecclesiali e alle diverse comunità educatrici.
Del problema dell'educazione nel periodo dell'infanzia si occupa anche il documento “Incontriamo Gesù” redatto dalla Conferenza Episcopale Italiana per l'iniziazione alla vita di fede. In particolare gli Orientamenti invitano a:
• valorizzare la presenza dei genitori a partire dalla preparazione al Battesimo e dalla prima fase della vita (0-6 anni). L’evangelizzazione passa, in questo periodo, attraverso il linguaggio delle relazioni familiari.
• porre le premesse di una qualità di relazione nella preparazione al Battesimo, affinché dopo il sacramento possa continuare e consolidarsi un cammino che si apre all’ascolto, all’annuncio e alla crescita di fede. Si tratta di mostrare che la Chiesa condivide l’interesse dei genitori per i figli, dai quali sono a loro volta interpellati.
• accogliere la domanda del sacramento accostando con delicatezza le situazioni riguardanti genitori separati o divorziati, coppie in situazione canonica irregolare, quando uno o entrambi i genitori sono lontani dalla pratica ecclesiale, proponendo un cammino di preparazione anche attraverso il dialogo con famiglie cristiane che possano accompagnare la riscoperta della fede.
La pastorale battesimale e delle prime età costituisce, dunque, un terreno fecondo per avviare buone pratiche di primo annuncio per e con genitori, famiglie, nonni e insegnanti delle scuole per l’infanzia. La comunità cristiana impara in tal modo a costruire relazioni fondate sulla continuità, la gratuità, la semplicità, la stima per ciò che le famiglie realizzano nella dedizione per i loro figli. (Cfr IG 59)
per l'Ufficio Catechistico - don Antonio 
(7 - continua)