QUANDO E' ORA LO MANDEREMO IN PARROCCHIA

Da Il PICCOLO Faenza - il settimanale di informazione e cultura della Diocesi di Faenza-Modigliana - n. 23 del 19 giugno 2015
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Arriva il momento in cui i fanciulli vengono iscritti al “catechismo parrocchiale”. Non si deve mai dimenticare che, più sono piccoli, più i bambini hanno bisogno di cura e attenzione particolare, e il contesto dove questo è possibile è quello familiare. Ogni fanciullo è un mondo a sé.
Pensare che sia sufficiente per la loro educazione alla fede intervenire soltanto sul gruppo che si forma in parrocchia, è forse una delle ragioni della mancata risposta di fede.
Occorre considerare che in famiglia i bambini passano tante ore, molte ore le vivono a scuola, altre nelle varie attività sportive, musicali ecc... Non si può dunque ipotizzare che un'ora di catechismo alla settimana e qualche esperienza proposta in parrocchia siano sufficienti per un'educazione alla vita di fede che spesso deve fare da antidoto ai tanti messaggi che i ragazzi percepiscono.
Genitori, un ruolo insostituibile
“Si è ampiamente sottolineato – anche in questi Orientamenti – il compito insostituibile della famiglia nella crescita integrale della persona e del credente. I genitori, infatti, «ricevono nel sacramento del matrimonio la grazia e la responsabilità dell’educazione cristiana dei loro figli»” (IG 69).
L’accompagnamento dei genitori non potrà che continuare, evolvendosi nelle forme e negli stessi obiettivi, dal momento che con l’innalzarsi dell’età i ragazzi reclamano maggiore autonomia dalla famiglia. Questa richiesta non va ignorata, ma preparata e gestita, perfezionando l’alleanza educativa con i genitori e con i contesti – innanzitutto ecclesiali – che possono offrire un grande contributo alla realizzazione dei percorsi di iniziazione: oratorio, associazioni e movimenti.
In concreto, si tratta non solo di fissare veri e propri itinerari di catechesi per i genitori, ma anche e soprattutto di responsabilizzarli a partire dalla loro domanda dei Sacramenti.
[...]” (IG 60).
In parrocchia i bambini iniziano ad aprirsi allo stile comunitario della vita di fede. Imparano a fare parte di un gruppo. È un'esperienza importantissima, ma noi adulti, catechisti, educatori dobbiamo fare attenzione a non perdere di vista la singola persona.
I fanciulli che vengono accompagnati in parrocchia dai genitori per iniziare il cammino catechistico non hanno tutti la medesima preparazione.
Come affermano i Vescovi italiani negli Orientamenti pastorali per il primo decennio del Duemila (Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia): sempre più spesso, negli stessi fanciulli battezzati, «non si può presupporre quasi nulla riguardo alla loro educazione alla fede nelle famiglie di provenienza»; e questo «ci dovrà sospingere a ripensare costantemente l’iniziazione cristiana nel suo insieme e gli strumenti catechistici che l’accompagnano» (cfr. CMVC 57).
Il “primo annuncio”
Dobbiamo dunque orientarci verso un attento discernimento. Alcuni fanciulli possono avere alcune conoscenze elementari del Vangelo e avere imparato i primi riti religiosi. Altri possono essere del tutto a digiuno: sono dei “piccoli atei”. In mezzo a queste due possibilità c'è un ampio ventaglio di fanciulli con esperienze più o meno significative.
Mettere tutti sullo stesso piano come se potessero rispondere tutti alla stessa maniera è forse un'altra delle cause dell'abbandono appena fatta la Cresima. Se desideriamo considerarli tutti sullo stesso piano, occorre impostare il programma del cammino di fede a partire dal livello più basso. Partire con un “primo annuncio” non è mai dannoso per nessuno.
Per questo la Chiesa italiana ha progettato un cammino così detto “catecumenale” che - sulla traccia del cammino di preparazione al Battesimo che si percorreva nei primi tempi della comunità cristiana - possa avviare un cammino di fede orientato a fare rivivere il Battesimo e a portare i ragazzi a una vera risposta di fede.
Spesso, purtroppo, ci troviamo di fronte a genitori ai quali interessano più i sacramenti che la fede dei loro figli. Ma noi sappiamo che non conoscere ciò che si celebra e non agganciarlo all'impostazione della vita rischia di rendere inefficace anche la grazia del Signore.
per l'Ufficio Catechistico - don Antonio
donantonio.taroni@alice.it
(8- continua)